Lassù nell’Himalaya, nei recessi del monte Kailash c’è la dimora di Shiva. Una sera Vishnu vi si recò in visita, lasciando all’ingresso Garuda. Garuda si sedette fuori da solo, beandosi delle bellezze naturali del posto. A un tratto lo sguardo gli cadde su una bella creaturina, un uccellino appollaiato sull’arco sovrastante l’ingresso della casa di Shiva. Esclamò ad alta voce: «Quanto è meravigliosa questa creazione! Colui che ha creato queste enormi montagne ha fatto anche questo uccellino piccolissimo, ed entrambi sono ugualmente meravigliosi». Proprio in quel momento, Yama passò di lì a cavallo del suo bufalo poiché intendeva far visita a Shiva; passando sotto l’arco, il suo sguardo si posò sull’uccellino e lui alzò le sopracciglia con espressione sorpresa. Poi distolse la vista dall’uccellino e sparì all’interno. Il mito narra che una sola occhiata, anche di sfuggita, di Yama è un presagio di morte imminente.
Garuda, che aveva osservato la scena, pensò tra sé e sé: «Yama che guarda attento l’uccellino può significare una cosa soltanto: che il tempo di questa creatura è finito. Forse quando uscirà lo porterà via con sé». Il cuore gli si colmò di compassione per l’uccellino indifeso, che stava là ignaro della sua sorte incombente. Prese allora la decisione di salvarlo dalle grinfie del la morte: lo afferrò, volò rapidamente (è l’essere più veloce dell’universo) fino a una foresta lontana migliaia di miglia e lo posò delicatamente su una roccia a lato di un ruscello. Poi ritornò al Monte Kailash e riprese posizione accanto alla porta d’ingresso. Poco dopo Yama uscì e fece a Garuda un cenno d’intesa. Garuda salutò il dio della morte e gli disse: «Posso farvi una domanda? Mentre andavate dentro, avete visto un uccello e per un momento siete sembrato stupito: perché?». Yama rispose: «Beh, quando i miei occhi sono caduti su quell’uccellino, ho visto che sarebbe dovuto morire di lì a pochi minuti, ingoiato da un pitone, molto lontano di qui in una foresta presso a un ruscello. Mi domandavo come avrebbe fatto quella creatura così piccola a superare le migliaia di miglia che la separavano dal suo destino in così poco tempo. Poi mi è passato di mente. Ma certamente in qualche modo dev’essere avvenuto». Dicendo questo, Yama sorrise e se ne andò.